Selenia Marinelli PhD
lunedì 12 febbraio 2018
Dal progetto al progetto di ricerca / Architettura e modernità: dal Bauhaus alle ecologie simbiotiche
Link "Il progetto architettonico come prodotto di ricerca" (versione aggiornata)
Link "Architettura e modernità: dal Bauhaus alle ecologie simbiotiche"
sabato 4 marzo 2017
Contributi Interdisciplinari
Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente", XXIII ciclo, tutor: prof. Antonino Saggio
Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", XXVI ciclo, tutor: prof. Antonino Saggio
Un approccio
interdisciplinare alla ricerca risulta efficace in un contesto come quello
contemporaneo in cui l'architettura è sempre più chiamata a rispondere a molteplici
bisogni, che non siano esclusivamente di natura spaziale-funzionale, ma che
possano abbracciare ed includere a sé aspetti frutto di un
sapere trasversale. Nuove basi teoriche al di fuori della disciplina stessa
possono, infatti, dinamizzarla e renderla pulsante
e sostanziale. Lo stile di vita di
una società reduce della rivoluzione informatica del resto è di per sé ibrido,
perché basato sulla contaminazione di linguaggi, sull'interdisciplinarietà e
sull'articolazione di un network che dà accesso ad una molteplicità di
interconnessioni dinamiche. Nel riconoscere il ruolo centrale che ancora oggi
il corpo svolge, nel partecipare allo slittamento continuo di significati,
tipico della fluidificazione progressiva della società, la ricerca progettuale
non può che essere polisemantica, contaminata, e non può che trattare in
maniera giustapposta elementi talvolta in apparente contrasto.
La tesi di
Antonino Di Raimo, "Il corpo come
strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura
come sistema vivente" assume un ruolo fondamentale in questo senso tra
le dissertazioni del dottorato ed affonda le sue radici sui rapporti tra
information technology, architettura e corpo, proponendo un approccio
interdisciplinare che inspessisce la ricerca e la apre agli apporti offerti
dalla cibernetica, dall'informatica, dall'ecologia, dalla biologia e dalla
psicologia cognitivista. Attualmente docente in Progettazione Architettonica
alla Polis University di Tirana, nella quale è anche Preside della Facoltà di
Architettura, Design e Ingegneria, Di Raimo mette al centro dei suoi studi la
presenza del corpo (nella sua dimensione fisica e nel suo contesto biologico,
culturale e psicologico) quale strumento centrale per una progettazione
architettonica che si faccia non solo metafora di processi biologici, ma che li
incorpori a tutti gli effetti. Ancorandosi alla definizione gestaltica di affordance, teorizzata dallo psicologo
James J. Gibson e che "individua una relazione oggetto-organismo
attraverso le specifiche caratteristiche morfostrutturali e funzionali che
l'oggetto esprime per l'individuo con cui viene in contatto" [1], viene
analizzata l'interazione individuo-ambiente (e quindi corpo-architettura-environment)
come relazione di reciprocità, in cui lo scambio non si basa unicamente su azioni
dell'individuo e mere reazioni dell'ambiente, ma stimola processi di feedback ciclici. Questo importante
scarto rispetto ad un rapporto master-slave è la chiave per comprendere la
natura simbiontica di queste relazioni, nelle quali non è solo l'essere umano
ad influenzare l'ambiente, ma anche quest'ultimo a sviluppare processi
cognitivi, di adattamento e di influenza. La presenza dell'osservatore non
viene, dunque, relegata a puro agente esterno, che fa esperienza di una realtà
oggettiva, ma diviene egli stesso "ampliamento dei domini cognitivi che si
riflettono sul modello" [2], compartecipando.
Questi
concetti trovano un solido riferimento in alcuni studi compiuti nella
cibernetica, una scienza che ha come obiettivo lo studio della comunicazione ed
elaborazione delle informazioni tra sistemi, indipendentemente dal fatto che
essi siano naturali o artificiali. In particolare, trova spunti in quegli studi
che, allontanandosi da un modello puramente mentale come quello
dell'Intelligenza Artificiale (modello classico-simbolico) e traendo
ispirazione dalla biologia con i modelli a reti neurali assimilabili al
funzionamento delle sinapsi cerebrali (modello connessionista), propongono un
modello ibrido cognitivo, improntato, cioè, sulla modellazione dell'attività
corporea, sia come mente che come attività sensomotoria. Un esempio cruciale di
spazio senziente neuromorfico, dove il linguaggio è strettamente basato sulla
metafora corporea, è il Padiglione ADA, dove il team capeggiato dal
neuroinformatico Paul Verschure progetta uno spazio architettonico intelligente
che è un vero e proprio apparato sensoriale cognitivo. ADA è un robot dentro al
quale si può entrare e da cui si può esperire e percepire e che nella sua
articolazione sviluppa analogie tra ambiente e corpo: ad esempio, il main space è il suo cuore, il brainarium è la stanza di controllo-cervello,
l'explanatorium è il punto in cui
avviene l'esperienza e l'interazione con gli utenti, il robot possiede sistemi
di ricognizione visiva e sonora che sono i suoi occhi e le sue orecchie ed il
pavimento, con la sua tassellazione ottagonale, è metafora di una pelle
sensibile e reattiva.
Modelli
cognitivi ispirati alla biologia consentono di progettare ambienti consapevoli,
nei quali l'informazione non è solo un flusso informe ed immateriale, ma assume
concretezza tangibile proprio nel suo consentire l'intessere di relazioni tra
soggetti interagenti. Attraverso una co-evoluzione simbiontica e la
collaborazione, si creano sistemi autopoietici (Varela e Maturana) ed ecologici
(nell'accezione concettuale del pensiero ecologico, basato cioè sulle
relazioni) e si "accorpa", di fatto, plausibilità biologica (Licata)
a componenti simbolici. Ma questi
meccanismi non sarebbero possibili senza l'esternalizzazione dell'atto
cognitivo ed è a questo punto che introduciamo l'espressione embodied mind, ossia la "mente
incorporata" (Varela, Thompson, Rosch), che si riaggancia al concetto
secondo cui la percezione non è mera elaborazione di informazioni, ma si fonda sulla
compartecipazione corporea: i processi cognitivi, nonostante avvengano
all'interno del sistema vivente chiuso e contribuiscano alla riproduzione
continua dell'identità del vivente stesso, non possono, infatti, prescindere
dall'ambiente in cui il corpo è inserito ed è proprio con tale ambiente che il
sistema vivente si accoppia e stabilisce delle relazioni. La cognizione non può
essere, cioè, ridotta ad un puro processo computazionale e simbolico, ma è
strettamente correlata al fatto che avvenga in un corpo, che si
"incarni" in esso e che possa non essere confinata nello spazio
dell'organismo, ma che venga esternalizzata.
L' extended mind, ossia la mente estesa,
implica come conseguenza la scomparsa di una soglia netta tra interno/esterno e
propone uno scenario in cui i confini tra corpo ed ambiente siano sempre più
sfumati e permeabili, interrelati secondo un orizzonte percettivo di tipo
empatico. Ed è proprio sull'Einfühlung,
inizialmente teorizzata da Robert Vischer, che si concentra la dissertazione di
Valentina Garramone, "Studio
dell'Empatia in Architettura". L'empatia viene dapprima definita nel
campo dell'arte come quella capacità dell'uomo di attribuire bellezza (ossia di
provare godimento estetico) a ciò su cui riesce a trasferire o proiettare il
proprio "senso vitale", insomma la capacità di immedesimazione e di
sintonia tra sé stessi e l'oggetto. Questo concetto, successivamente viene esteso
come processo che sostanzia le relazioni umane (Lipps), ossia che implica il "conoscere
l'altro e l'entrare in sintonia, non solo come mimesi di aspetti esteriori (e
gestuali ndr), ma come mimesi di stati emotivi e di proiezione all'altro e
nell'altro" [3]. Ciò che ci interessa maggiormente, tuttavia, è la deriva
intersoggettiva dell'empatia, che viene aperta da Edith Stein, allieva del
filosofo fenomenologico Husserl, che afferma come si possa comprendere il mondo
solo con un orizzonte intersoggettivo, che presupponga e richieda, cioè, un
rapporto di comprensione e scambio reciproco tra soggetti, una
compartecipazione che, tuttavia, non sfoci nell'immedesimazione come in Lipps,
ma che preservi "costituzionalmente" l'Io dal rimanere separato
dall'altro, nonostante gli sia intimamente solidale. Questa teoria ha aperto le
porte ad importanti scenari, anche attraverso alcuni studi freudiani che hanno
identificato quanto, in realtà, l'orizzonte intersoggettivo non possa in
qualche modo prescindere da un certo grado di immedesimazione, in quanto nella
stessa psicanalisi i meccanismi di comprensione dell'altro vengono assimilati a
complessi aspetti cognitivi tra analista e paziente, che si esplicano
attraverso meccanismi proiettivi ed introiettivi reciproci. Ma qual è il salto
che ci permette di legare l'empatia all'architettura? Ebbene, in Garramone
questi ragionamenti trovano un nodo cruciale ed un appoggio solido nelle
scoperte neuroscientifiche di Giacomo Rizzolatti, che attraverso esperimenti
sui macachi, col suo team è riuscito a scoprire l'esistenza dei neuroni specchio. Questi, di fatto,
danno prova di come il sentire empatico possa attivare al livello neurale
processi di stimolazione che portano alla rappresentazione interna di un'azione
eseguita da altri, come base per la comprensione della stessa attraverso
processi riflessivi e di partecipazione. Questo aspetto si ricollega al concetto
prima enunciato di "mente incarnata" e dimostra quanto la "simulazione
incarnata" operata dal sistema cerebrale negli esseri viventi non possa
prescindere dall'embodiment, dal
fatto che il tutto avvenga, cioè, all'interno di un sistema chiuso quale lo è
il corpo, che si apre all'esterno e lo comprende grazie a meccanismi di
simulazione di azioni, di emozioni, di sensazioni corporee. L'empatia viene, dunque, trattata da Garramone
come strumento attraverso il quale definire categorie operative della
progettazione empatica dell'architettura. Quelle che lei stessa definisce come transcategorie toccano il fenomeno
empatico attraverso tre principali nodi: il dynamism,
che fa riferimento ad un atto progettuale percepito dall'utente nel muoversi, o
che incarna il movimento (moebiusiano e multidirezionale) nelle sue
linee-forza; l'embodiment, come atto
progettuale di avviluppo corporeo introflesso o estroflesso o come atto
percepito attraverso il coinvolgimento del corpo dell'utente nello spazio
architettonico; l'inclusiveness, come
scomparsa della soglia e come presenza di una membrana permeabile tra utente e
spazio.
Entrambe le
ricerche si dimostrano incredibilmente attuali, specie se collocate all'interno
degli scenari sociali odierni, dove il nostro "confine" è sempre più
sfumato nei confronti del mondo esterno, grazie all'implementazione delle
tecnologie che consentono un'estensione nei confronti del mondo esterno teorica
(con i vari network) ma anche reale (come nel caso delle protesi estensive). La
mentalità dell'uomo postmoderno deve essere, per queste stesse ragioni,
necessariamente una mentalità trans,
ossia panteistica e trasversale, in tumultuosa ibridazione. Al tempo stesso, ibridandosi con la
tecnologia, il corpo non deve perdere la sua carnalità, ma deve continuare ad
essere descrittivo della propria soggettività, vero e proprio veicolo di informazione
e comunicazione, attraverso cui ci facciamo ambasciatori della nostra
personalità, del nostro essere, del nostro benessere, ma anche e, soprattutto,
del nostro disagio. Ecco perché l'architettura deve essere vista come oggetto
vivo, sensibile ed in ascolto nei confronti dei desideri dell'utente o degli
stimoli dell'ambiente stesso. Il corpo può diventare strumento fondamentale
attraverso cui implementare la progettazione stessa, sfruttando l'empatia come
catalizzatore emozionale e l'interattività come catalizzatore
"semantico" dell'architettura stessa. Il paradigma informatico
dell'interattività dev'essere letto secondo una fenomenologia nuova, che si
basi sull'elaborazione di informazioni ma che non si sleghi dalle dimensioni
corporee, dalla dimensione biologica. Un'architettura ibrida e che si ibrida.
Seguendo alcuni
esempi progettuali riportati dagli stessi Di Raimo e Garramone nelle ultime
parti delle loro dissertazioni, particolarmente emblematica risulta la ricerca
di François Roche, che propone un'ibridazione vera e propria tra sistemi artificiali, esseri
viventi e naturali, dove il vivente non viene utilizzato in maniera edulcorata,
ma come vero e proprio materiale per l'architettura. I suoi progetti sono delle
macchine autopoietiche ecologiche, estremizzazione dei concetti di
"incorporamento" e di "accoppiamento tra sistemi", dove non
solo l'uomo col suo corpo, ma anche animali e vegetali instaurano delle
relazioni con la struttura sensoriale, costituendo una biostruttura. Rappresentativi in tal senso sono i progetti Hybrid
Muscle (che si avvale della presenza di un bufalo albino che, pascolando
attorno all'architettura e con la sua potenza muscolare solleva un peso di
metallo, accumulando potenziale energetico) ed I'm Lost in Paris (dove una
sorta di armatura a rete funge da filtro di radiazione solare, fornendo
protezione alla dimensione domestica, ma al tempo stesso vive, ancorandosi
all'edificio ed ospitando una colonia di materiali viventi, come felci e
microrganismi, ed artificiali, come contenitori di vetro soffiato per la
coltivazione idroponica). In Roche l'embodiment
arriva persino a toccare vertici psichici con Green Gorgon, progetto per il
Museo di Belle Arti di Losanna ispirato all'Ofelia del celebre quadro di
Millais, dove l'analogia al corpo di Ofelia diventa metaforica e non anatomica,
guidando le strategie compositive e stimolando nei visitatori l'esperienza
psichica del galleggiamento e del disorientamento, così come quello dell'affondamento
nel paesaggio.
In ultimo, Claudia
Pasquero e Marco Poletto di EcoLogicStudio, danno alcuni spunti interessanti in
merito, attraverso diverse installazioni temporanee come STEMcloud 2.0, una
macchina con ramificazioni e trasparenze, vera e propria micro-ecologia che
costituisce un paesaggio ibrido, in cui microrganismi crescono grazie alla
presenza dei nutrienti in cui sono immersi, ma anche all'apporto di CO2
prodotto da loro stessi e regalato dagli utenti grazie al loro feedback.
Queste ricerche
testimonino quanto ci troviamo di fronte alla possibilità, nella progettazione
architettonica, di creare metafore e quindi di navigare e costruire sistemi
ipertestuali, che sfruttino un'interattività di tipo emotivo, che non si basi
cioè sul solo dato fisico, ma anche su alcune caratteristiche dello stato
psicologico e della percezione delle persone.
"La macchina, l'uomo, l'ambiente e il
computer
saranno dei nuovi sistemi artificiali di co-progettazione e
co-evoluzione" [4]
Note:
[1] Almo
Farina, "Sistemi ambientali ed
ecologia cognitiva" in Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, Treccani,
2007
[2] Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
[3] Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", 2013
[4] EcoLogicStudio, cit. in Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
[2] Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
[3] Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", 2013
[4] EcoLogicStudio, cit. in Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
Bibliografia:
Antonino Di
Raimo, "Il corpo come strumento del
progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema
vivente"
Antonino Di
Raimo, "Mente, corpo, informazione",
Quodlibet, 2016
Antonino
Saggio, "Architettura e modernità",
Carocci Editore, 2010
Luisa Stagi,
"Lavori in corpo - Pratiche ed
estetiche di identià", FrancoAngeli, 2010
Valentina
Garramone, "Studio dell'Empatia in
Architettura", 2013
Zygmunt
Bauman, "Modernità Liquida",
Editori Laterza, 2002
Zygmunt
Bauman, "Gli usi postmoderni del
sesso", Il Mulino, 2013
martedì 24 gennaio 2017
Spreadsheet: Elenco e catalogazione delle Tesi del Dottorato in Architettura - Teorie e Progetto
E' possibile accedere al file da questi link: PDF (pronto stampa A3) - Excel.
UPDATE - Nuove categorie proposte:
A. Organizzative
1. Metodi e strategie compositive
2. Nuove pratiche generative dal basso
3. Monografie
4. Contributi Interdisciplinari
5. Riuso e trasformazione
6. Città
7. Information Technology
B. Tematiche
1. Mediterraneità
2. Roma
3. Nuove ecologie e Paesaggio
4. Spazio Pubblico
5. Housing e Social Housing
C. Geografche
1. Italia
2. Bacino del Mediterraneo
3. Balcani
4. Paesi Iberici
5. Francia e Belgio
6. Germania e Austria
7. Paesi Nordici e Olanda
8. Gran Bretagna
9. Russia Europa dell'Est
10. Medio Oriente
11. Asia
12. Cina
13. Giappone
14. Australia e Oceania
15. Africa
16. America Latina
17. Nord America
[categorie proposte in precedenza]
1. Metodi e strategie compositive
2. Ibridazione con altri media
3. Nuove pratiche generative dal basso
4. Monografie tematizzate
5. Ibridazione con altre discipline
6. Mediteranneo
7. Balcani
8. Estremo Oriente
9. Area Islamica
10. America Latina
11. Africa
12. Paesaggio
13. Città
14. Housing e Social Housing
15. Riqualificazione urbana
- Fase preliminare di elenco e raccolta tesi: Bozza - Ficcadenti - Marinelli
Fase preliminare di categorizzazione: Camilli - D'Emilio
- Fase finale di categorizzazione e verifica delle collocazioni: Ficcadenti - Marinelli
lunedì 16 gennaio 2017
Hyper Natura
Ibridare
elementi naturali ed artificiali per vivere un paesaggio interattivo e
complesso: la tecnologia si inserisce nel sistema naturale, simulandone i
comportamenti e reagendo agli stimoli dell'ambiente circostante ed all'input dell'utente/spettatore/attore. Lo scambio reciproco di feedback consente al
sistema-ambiente di essere in costante mutazione ed evoluzione ed all'utente di vivere un'esperienza immersiva.
Parte Ottava - La Rivoluzione Informatica dell'architettura. Dopo il 2001
Fluidità e nuove connessioni
"L'interattività è l'elemento catalizzatore di questa fase della ricerca architettonica perché
- al suo interno ricade il sistema di comunicazione contemporaneo basato sulla "possibilità di creare metafore" e quindi di navigare prima e di costruire poi sistemi ipertestuali. [...] L'interattività [...] è oggi estetica ed etica ad un tempo, sostanza e strumento;
- l'interattività pone al centro il soggetto (variabilità, riconfigurabilità, personalizzazione) invece dell'assolutezza dell'oggetto (serialità, standardizzazione, duplicazione);
- l'interattività incorpora la caratteristica fondamentale dei sistemi informatici e cioè la possibilità di creare modelli interconnessi e mutabili di informazioni continuamente riconfigurabili;
- l'interattività gioca strutturalmente con il tempo e indica un'idea di continua "riconfigurazione spaziale" che cambia i confini consolidati sino ad oggi sia del tempo che dello spazio.
[...] L'architettura insomma può reagire, ma può anche inter-reagire e cioè adattarsi al mutare dei desideri degli utenti attraverso scenari percorribili come se fossero un ipertesto. Oramai si comincia a lavorare anche su un'interattività emotiva perché, attraverso l'uso dei sensori, non è solo il dato fisico che interagisce con l'architettura, ma anche alcune caratteristiche dello stato psicologico e della percezione delle persone." [1]
[1] "Architettura e modernità", Antonino Saggio, Carocci Editore (2010)
Nella tavola
sono presenti le seguenti installazioni architettoniche:
Paul Verschure, ADA - The
Intelligent Space, Swiss Expo (2002)
Philip Beesley, Hylozoic Soil (2009)
François Roche, i'mlostinParis
(2009)
ecologicStudio, H.O.R.T.U.S. (2011)
Studio
Roosegaarde, Dune (2006-2012)
Studio
Roosegaarde, Marbles (2012-2022)
Studio
Roosegaarde, Lotus Dome (2012)
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