sabato 4 marzo 2017

Contributi Interdisciplinari

Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente", XXIII ciclo,  tutor: prof. Antonino Saggio
Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", XXVI ciclo, tutor: prof. Antonino Saggio


Un approccio interdisciplinare alla ricerca risulta efficace in un contesto come quello contemporaneo in cui l'architettura è sempre più chiamata a rispondere a molteplici bisogni, che non siano esclusivamente di natura spaziale-funzionale, ma che possano abbracciare ed includere a sé aspetti frutto di un sapere trasversale. Nuove basi teoriche al di fuori della disciplina stessa possono, infatti, dinamizzarla e renderla pulsante e sostanziale. Lo stile di vita di una società reduce della rivoluzione informatica del resto è di per sé ibrido, perché basato sulla contaminazione di linguaggi, sull'interdisciplinarietà e sull'articolazione di un network che dà accesso ad una molteplicità di interconnessioni dinamiche. Nel riconoscere il ruolo centrale che ancora oggi il corpo svolge, nel partecipare allo slittamento continuo di significati, tipico della fluidificazione progressiva della società, la ricerca progettuale non può che essere polisemantica, contaminata, e non può che trattare in maniera giustapposta elementi talvolta in apparente contrasto.

La tesi di Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente" assume un ruolo fondamentale in questo senso tra le dissertazioni del dottorato ed affonda le sue radici sui rapporti tra information technology, architettura e corpo, proponendo un approccio interdisciplinare che inspessisce la ricerca e la apre agli apporti offerti dalla cibernetica, dall'informatica, dall'ecologia, dalla biologia e dalla psicologia cognitivista. Attualmente docente in Progettazione Architettonica alla Polis University di Tirana, nella quale è anche Preside della Facoltà di Architettura, Design e Ingegneria, Di Raimo mette al centro dei suoi studi la presenza del corpo (nella sua dimensione fisica e nel suo contesto biologico, culturale e psicologico) quale strumento centrale per una progettazione architettonica che si faccia non solo metafora di processi biologici, ma che li incorpori a tutti gli effetti. Ancorandosi alla definizione gestaltica di affordance, teorizzata dallo psicologo James J. Gibson e che "individua una relazione oggetto-organismo attraverso le specifiche caratteristiche morfostrutturali e funzionali che l'oggetto esprime per l'individuo con cui viene in contatto" [1], viene analizzata l'interazione individuo-ambiente (e quindi corpo-architettura-environment) come relazione di reciprocità, in cui lo scambio non si basa unicamente su azioni dell'individuo e mere reazioni dell'ambiente, ma stimola processi di feedback ciclici. Questo importante scarto rispetto ad un rapporto master-slave è la chiave per comprendere la natura simbiontica di queste relazioni, nelle quali non è solo l'essere umano ad influenzare l'ambiente, ma anche quest'ultimo a sviluppare processi cognitivi, di adattamento e di influenza. La presenza dell'osservatore non viene, dunque, relegata a puro agente esterno, che fa esperienza di una realtà oggettiva, ma diviene egli stesso "ampliamento dei domini cognitivi che si riflettono sul modello" [2], compartecipando.
Questi concetti trovano un solido riferimento in alcuni studi compiuti nella cibernetica, una scienza che ha come obiettivo lo studio della comunicazione ed elaborazione delle informazioni tra sistemi, indipendentemente dal fatto che essi siano naturali o artificiali. In particolare, trova spunti in quegli studi che, allontanandosi da un modello puramente mentale come quello dell'Intelligenza Artificiale (modello classico-simbolico) e traendo ispirazione dalla biologia con i modelli a reti neurali assimilabili al funzionamento delle sinapsi cerebrali (modello connessionista), propongono un modello ibrido cognitivo, improntato, cioè, sulla modellazione dell'attività corporea, sia come mente che come attività sensomotoria. Un esempio cruciale di spazio senziente neuromorfico, dove il linguaggio è strettamente basato sulla metafora corporea, è il Padiglione ADA, dove il team capeggiato dal neuroinformatico Paul Verschure progetta uno spazio architettonico intelligente che è un vero e proprio apparato sensoriale cognitivo. ADA è un robot dentro al quale si può entrare e da cui si può esperire e percepire e che nella sua articolazione sviluppa analogie tra ambiente e corpo: ad esempio, il main space è il suo cuore, il brainarium è la stanza di controllo-cervello, l'explanatorium è il punto in cui avviene l'esperienza e l'interazione con gli utenti, il robot possiede sistemi di ricognizione visiva e sonora che sono i suoi occhi e le sue orecchie ed il pavimento, con la sua tassellazione ottagonale, è metafora di una pelle sensibile e reattiva.
Modelli cognitivi ispirati alla biologia consentono di progettare ambienti consapevoli, nei quali l'informazione non è solo un flusso informe ed immateriale, ma assume concretezza tangibile proprio nel suo consentire l'intessere di relazioni tra soggetti interagenti. Attraverso una co-evoluzione simbiontica e la collaborazione, si creano sistemi autopoietici (Varela e Maturana) ed ecologici (nell'accezione concettuale del pensiero ecologico, basato cioè sulle relazioni) e si "accorpa", di fatto, plausibilità biologica (Licata) a  componenti simbolici. Ma questi meccanismi non sarebbero possibili senza l'esternalizzazione dell'atto cognitivo ed è a questo punto che introduciamo l'espressione embodied mind, ossia la "mente incorporata" (Varela, Thompson, Rosch), che si riaggancia al concetto secondo cui la percezione non è mera elaborazione di informazioni, ma si fonda sulla compartecipazione corporea: i processi cognitivi, nonostante avvengano all'interno del sistema vivente chiuso e contribuiscano alla riproduzione continua dell'identità del vivente stesso, non possono, infatti, prescindere dall'ambiente in cui il corpo è inserito ed è proprio con tale ambiente che il sistema vivente si accoppia e stabilisce delle relazioni. La cognizione non può essere, cioè, ridotta ad un puro processo computazionale e simbolico, ma è strettamente correlata al fatto che avvenga in un corpo, che si "incarni" in esso e che possa non essere confinata nello spazio dell'organismo, ma che venga esternalizzata.

L' extended mind, ossia la mente estesa, implica come conseguenza la scomparsa di una soglia netta tra interno/esterno e propone uno scenario in cui i confini tra corpo ed ambiente siano sempre più sfumati e permeabili, interrelati secondo un orizzonte percettivo di tipo empatico. Ed è proprio sull'Einfühlung, inizialmente teorizzata da Robert Vischer, che si concentra la dissertazione di Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura". L'empatia viene dapprima definita nel campo dell'arte come quella capacità dell'uomo di attribuire bellezza (ossia di provare godimento estetico) a ciò su cui riesce a trasferire o proiettare il proprio "senso vitale", insomma la capacità di immedesimazione e di sintonia tra sé stessi e l'oggetto. Questo concetto, successivamente viene esteso come processo che sostanzia le relazioni umane (Lipps), ossia che implica il "conoscere l'altro e l'entrare in sintonia, non solo come mimesi di aspetti esteriori (e gestuali ndr), ma come mimesi di stati emotivi e di proiezione all'altro e nell'altro" [3]. Ciò che ci interessa maggiormente, tuttavia, è la deriva intersoggettiva dell'empatia, che viene aperta da Edith Stein, allieva del filosofo fenomenologico Husserl, che afferma come si possa comprendere il mondo solo con un orizzonte intersoggettivo, che presupponga e richieda, cioè, un rapporto di comprensione e scambio reciproco tra soggetti, una compartecipazione che, tuttavia, non sfoci nell'immedesimazione come in Lipps, ma che preservi "costituzionalmente" l'Io dal rimanere separato dall'altro, nonostante gli sia intimamente solidale. Questa teoria ha aperto le porte ad importanti scenari, anche attraverso alcuni studi freudiani che hanno identificato quanto, in realtà, l'orizzonte intersoggettivo non possa in qualche modo prescindere da un certo grado di immedesimazione, in quanto nella stessa psicanalisi i meccanismi di comprensione dell'altro vengono assimilati a complessi aspetti cognitivi tra analista e paziente, che si esplicano attraverso meccanismi proiettivi ed introiettivi reciproci. Ma qual è il salto che ci permette di legare l'empatia all'architettura? Ebbene, in Garramone questi ragionamenti trovano un nodo cruciale ed un appoggio solido nelle scoperte neuroscientifiche di Giacomo Rizzolatti, che attraverso esperimenti sui macachi, col suo team è riuscito a scoprire l'esistenza dei neuroni specchio. Questi, di fatto, danno prova di come il sentire empatico possa attivare al livello neurale processi di stimolazione che portano alla rappresentazione interna di un'azione eseguita da altri, come base per la comprensione della stessa attraverso processi riflessivi e di partecipazione. Questo aspetto si ricollega al concetto prima enunciato di "mente incarnata" e dimostra quanto la "simulazione incarnata" operata dal sistema cerebrale negli esseri viventi non possa prescindere dall'embodiment, dal fatto che il tutto avvenga, cioè, all'interno di un sistema chiuso quale lo è il corpo, che si apre all'esterno e lo comprende grazie a meccanismi di simulazione di azioni, di emozioni, di sensazioni corporee.  L'empatia viene, dunque, trattata da Garramone come strumento attraverso il quale definire categorie operative della progettazione empatica dell'architettura. Quelle che lei stessa definisce come transcategorie toccano il fenomeno empatico attraverso tre principali nodi: il dynamism, che fa riferimento ad un atto progettuale percepito dall'utente nel muoversi, o che incarna il movimento (moebiusiano e multidirezionale) nelle sue linee-forza; l'embodiment, come atto progettuale di avviluppo corporeo introflesso o estroflesso o come atto percepito attraverso il coinvolgimento del corpo dell'utente nello spazio architettonico; l'inclusiveness, come scomparsa della soglia e come presenza di una membrana permeabile tra utente e spazio.

Entrambe le ricerche si dimostrano incredibilmente attuali, specie se collocate all'interno degli scenari sociali odierni, dove il nostro "confine" è sempre più sfumato nei confronti del mondo esterno, grazie all'implementazione delle tecnologie che consentono un'estensione nei confronti del mondo esterno teorica (con i vari network) ma anche reale (come nel caso delle protesi estensive). La mentalità dell'uomo postmoderno deve essere, per queste stesse ragioni, necessariamente una mentalità trans, ossia panteistica e trasversale, in tumultuosa ibridazione.  Al tempo stesso, ibridandosi con la tecnologia, il corpo non deve perdere la sua carnalità, ma deve continuare ad essere descrittivo della propria soggettività, vero e proprio veicolo di informazione e comunicazione, attraverso cui ci facciamo ambasciatori della nostra personalità, del nostro essere, del nostro benessere, ma anche e, soprattutto, del nostro disagio. Ecco perché l'architettura deve essere vista come oggetto vivo, sensibile ed in ascolto nei confronti dei desideri dell'utente o degli stimoli dell'ambiente stesso. Il corpo può diventare strumento fondamentale attraverso cui implementare la progettazione stessa, sfruttando l'empatia come catalizzatore emozionale e l'interattività come catalizzatore "semantico" dell'architettura stessa. Il paradigma informatico dell'interattività dev'essere letto secondo una fenomenologia nuova, che si basi sull'elaborazione di informazioni ma che non si sleghi dalle dimensioni corporee, dalla dimensione biologica. Un'architettura ibrida e che si ibrida.

Seguendo alcuni esempi progettuali riportati dagli stessi Di Raimo e Garramone nelle ultime parti delle loro dissertazioni, particolarmente emblematica risulta la ricerca di François Roche, che propone un'ibridazione vera  e propria tra sistemi artificiali, esseri viventi e naturali, dove il vivente non viene utilizzato in maniera edulcorata, ma come vero e proprio materiale per l'architettura. I suoi progetti sono delle macchine autopoietiche ecologiche, estremizzazione dei concetti di "incorporamento" e di "accoppiamento tra sistemi", dove non solo l'uomo col suo corpo, ma anche animali e vegetali instaurano delle relazioni con la struttura sensoriale, costituendo una biostruttura. Rappresentativi in tal senso sono i progetti Hybrid Muscle (che si avvale della presenza di un bufalo albino che, pascolando attorno all'architettura e con la sua potenza muscolare solleva un peso di metallo, accumulando potenziale energetico) ed I'm Lost in Paris (dove una sorta di armatura a rete funge da filtro di radiazione solare, fornendo protezione alla dimensione domestica, ma al tempo stesso vive, ancorandosi all'edificio ed ospitando una colonia di materiali viventi, come felci e microrganismi, ed artificiali, come contenitori di vetro soffiato per la coltivazione idroponica). In Roche l'embodiment arriva persino a toccare vertici psichici con Green Gorgon, progetto per il Museo di Belle Arti di Losanna ispirato all'Ofelia del celebre quadro di Millais, dove l'analogia al corpo di Ofelia diventa metaforica e non anatomica, guidando le strategie compositive e stimolando nei visitatori l'esperienza psichica del galleggiamento e del disorientamento, così come quello dell'affondamento nel paesaggio.
In ultimo, Claudia Pasquero e Marco Poletto di EcoLogicStudio, danno alcuni spunti interessanti in merito, attraverso diverse installazioni temporanee come STEMcloud 2.0, una macchina con ramificazioni e trasparenze, vera e propria micro-ecologia che costituisce un paesaggio ibrido, in cui microrganismi crescono grazie alla presenza dei nutrienti in cui sono immersi, ma anche all'apporto di CO2 prodotto da loro stessi e regalato dagli utenti grazie al loro feedback.
Queste ricerche testimonino quanto ci troviamo di fronte alla possibilità, nella progettazione architettonica, di creare metafore e quindi di navigare e costruire sistemi ipertestuali, che sfruttino un'interattività di tipo emotivo, che non si basi cioè sul solo dato fisico, ma anche su alcune caratteristiche dello stato psicologico e della percezione delle persone.

"La macchina, l'uomo, l'ambiente e il computer 
saranno dei nuovi sistemi artificiali di co-progettazione e co-evoluzione" [4]

Note:
[1] Almo Farina, "Sistemi ambientali ed ecologia cognitiva" in Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, Treccani, 2007
[2] Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
[3] Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", 2013
[4] EcoLogicStudio, cit. in Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"

Bibliografia:
Antonino Di Raimo, "Il corpo come strumento del progetto architettonico contemporaneo - Verso un'architettura come sistema vivente"
Antonino Di Raimo, "Mente, corpo, informazione", Quodlibet, 2016
Antonino Saggio, "Architettura e modernità", Carocci Editore, 2010
Luisa Stagi, "Lavori in corpo - Pratiche ed estetiche di identià", FrancoAngeli, 2010
Valentina Garramone, "Studio dell'Empatia in Architettura", 2013
Zygmunt Bauman, "Modernità Liquida", Editori Laterza, 2002
Zygmunt Bauman, "Gli usi postmoderni del sesso", Il Mulino, 2013

martedì 24 gennaio 2017

Spreadsheet: Elenco e catalogazione delle Tesi del Dottorato in Architettura - Teorie e Progetto


E' possibile accedere al file da questi link: PDF (pronto stampa A3) - Excel.

UPDATE - Nuove categorie proposte:

A. Organizzative

1. Metodi e strategie compositive
2. Nuove pratiche generative dal basso
3. Monografie
4. Contributi Interdisciplinari
5. Riuso e trasformazione
6. Città
7. Information Technology

B. Tematiche

1. Mediterraneità
2. Roma
3. Nuove ecologie e Paesaggio
4. Spazio Pubblico
5. Housing e Social Housing

C. Geografche

1. Italia
2. Bacino del Mediterraneo
3. Balcani
4. Paesi Iberici
5. Francia e Belgio
6. Germania e Austria
7. Paesi Nordici e Olanda
8. Gran Bretagna
9. Russia Europa dell'Est
10. Medio Oriente
11. Asia
12. Cina
13. Giappone
14. Australia e Oceania
15. Africa
16. America Latina
17. Nord America

[categorie proposte in precedenza]

1. Metodi e strategie compositive
2. Ibridazione con altri media 
3. Nuove pratiche generative dal basso 
4. Monografie tematizzate 
5. Ibridazione con altre discipline 
6. Mediteranneo 
7. Balcani 
8. Estremo Oriente
9. Area Islamica
10. America Latina
11. Africa
12. Paesaggio 
13. Città 
14. Housing e Social Housing 
15. Riqualificazione urbana

- Fase preliminare di elenco e raccolta tesi: Bozza - Ficcadenti - Marinelli
  Fase preliminare di categorizzazione: Camilli - D'Emilio
- Fase finale di categorizzazione e verifica delle collocazioni: Ficcadenti - Marinelli

lunedì 16 gennaio 2017

Hyper Natura



Ibridare elementi naturali ed artificiali per vivere un paesaggio interattivo e complesso: la tecnologia si inserisce nel sistema naturale, simulandone i comportamenti e reagendo agli stimoli dell'ambiente circostante ed all'input dell'utente/spettatore/attore. Lo scambio reciproco di feedback consente al sistema-ambiente di essere in costante mutazione ed evoluzione ed all'utente di vivere un'esperienza immersiva.


Parte Ottava - La Rivoluzione Informatica dell'architettura. Dopo il 2001
Fluidità e nuove connessioni 

"L'interattività è l'elemento catalizzatore di questa fase della ricerca architettonica perché
  1. al suo interno ricade il sistema di comunicazione contemporaneo basato sulla "possibilità di creare metafore" e quindi di navigare prima e di costruire poi sistemi ipertestuali. [...] L'interattività [...] è oggi estetica ed etica ad un tempo, sostanza e strumento;
  2. l'interattività pone al centro il soggetto (variabilità, riconfigurabilità, personalizzazione) invece dell'assolutezza dell'oggetto (serialità, standardizzazione, duplicazione);
  3. l'interattività incorpora la caratteristica fondamentale dei sistemi informatici e cioè la possibilità di creare modelli interconnessi e mutabili di informazioni continuamente riconfigurabili;
  4. l'interattività gioca strutturalmente con il tempo e indica un'idea di continua "riconfigurazione spaziale" che cambia i confini consolidati sino ad oggi sia del tempo che dello spazio.
[...] L'architettura insomma può reagire, ma può anche inter-reagire e cioè adattarsi al mutare dei desideri degli utenti attraverso scenari percorribili come se fossero un ipertesto. Oramai si comincia a lavorare anche su un'interattività emotiva perché, attraverso l'uso dei sensori, non è solo il dato fisico che interagisce con l'architettura, ma anche alcune caratteristiche dello stato psicologico e della percezione delle persone." [1]

[1] "Architettura e modernità", Antonino Saggio, Carocci Editore (2010) 

Nella tavola sono presenti le seguenti installazioni architettoniche:

Paul Verschure, ADA - The Intelligent Space, Swiss Expo (2002)
Philip Beesley, Hylozoic Soil (2009)
François Roche, i'mlostinParis (2009)
ecologicStudio, H.O.R.T.U.S. (2011)
Studio Roosegaarde, Dune (2006-2012)
Studio Roosegaarde, Marbles (2012-2022)
Studio Roosegaarde, Lotus Dome (2012)